l’invisibile presente
Mi ricordo quando ha avuto la luce il termine “invisibile presente”.
Un giorno di “bisogno creativo”, facemmo un esperimento: vedemmo in silenzio un tuo video con le tue opere e musiche scelte da te di una decina di minuti. Decidemmo che alla sua fine, “a caldo” avremmo scritto cosa ci aveva suggerito e in un lungo elenco spuntò “l’invisibile presente”.
Ne nacque un quadro ad olio e poi una mostra personale, ora stiamo pensando ad una mostra itinerante.
All’epoca mi chiedesti:” Marina perché?” Perché questa definizione fosse così forte da oltrepassare il tempo, tanto da sembrare sempre attuale? Penso che l’invisibile presente… sei tu Tina.
Hai la capacità di far vivere ciò che non c’è, in realtà è solo nascosto, accade nella pittura e nelle relazioni umane.
Nella tua pittura è come se l’opera dovesse avere ossigeno e luce, lo si nota dai tuoi venti, dalle correnti marine, dalle luci sempre in movimento che un attimo sono un colore e l’attimo dopo sono diverse… Eppure l’opera non è un video! Ma lo si nota anche nei soggetti delle tue opere, che non sono mai solo ciò che vedi…ma suggeriscono … racconti.
Da quelle arance come gettate sul tavolo, che sembrano ricordare tuo padre al ritorno dal mercato, che con gesto pareva dirvi: “Guardate donne come sono belle e come sono stato bravo!”, oppure “Una storia, tante storie” dove una panchina in un angolo di muro vecchio, fa pensare ognuno al proprio passato e alla sua unicità.
Molte volte è l’emozione la protagonista delle tue mostre personali.
Come dimenticare quella signora anziana, che vedendo un tuo quadro raffigurante una donna che guardava la propria casa, disse “quella sono io e quella è la mia casa”, oppure una coppia dove la moglie non riusciva a staccarsi da un quadro continuando a piangere, dicendo:” quella sono io!”, l’opera raffigurava un angolo di casa con una bambola abbandonata a testa in giù oppure a chi vide Dio in quel puntino bianco della “Risalita”.
Un po’ di anni fa hai deciso di introdurre in uno dei tuoi seminari universitari di psicologia evolutiva, il concetto della barriera “invisibile”, un concetto a te molto caro poiché lo avevi sperimentato sul campo.
Ti riferivi a quella barriera che separa sempre le persone disabili da quelle sane, anche quelle che credevano in buona fede di non averne. (vedi psicologia in tutti i seminari)
Superare le barriere è stato uno dei tanti motivi che ti ha avvicinato al Mojoca (Movimento di ragazze e ragazzi di strada del Guatemala) e ti ha fatto aderire ad Amistrada, ovvero la rete d’amicizia internazionale che sostiene i progetti del Movimento. Hai cercato anche lì il tuo invisibile presente, è chiaro nel testo “Io e le ragazze di strada del Guatemala” sempre controcorrente per cercare intesa, legami che non fossero in schemi precostituiti: scrivi “cosa accomuna una donna disabile italiana ad una bambina di strada guatemalteca?” (Vedi testo “Io e le ragazze di strada” e link in Contatti)
Quindi l’invisibile presente sei tu per la capacità di vederlo già allora, di capire ed esprimere il “non detto”, di trovare la sintesi e la verità di te stessa e in chi e in cosa ti circonda, con la capacità di far riaffiorare il meglio.
Certo le persone ti stimano per il tuo impegno nella vita, ma ti amano per la capacità di portare alla luce il “loro meglio”: quella parte che li fa fare pace con se stessi, che li motiva a sperare e a lottare, che li fa sentire meno soli. Sia che tu usi il pennello o il colloquio.
Se tutto e altro ancora è ciò che sei, un modo d’essere e di vivere la vita, il tuo sito non poteva che chiamarsi www.linvisibilepresente.it